venerdì, Novembre 22

Mercati esaltati dalle ambiguità delle banche centrali

L’interpretazione che i mercati hanno dato finora delle decisioni delle banche centrali è sicuramente rilassante, dato che l’incertezza, a tratti piuttosto preoccupata, che ha caratterizzato l’andamento dei mercati nella prima parte di settembre è stata fugata dall’immobilismo della FED e dalla girandola di aria fritta della BOJ. I mercati hanno deciso di fidarsi ancora una volta dei veri potenti del mondo ed hanno accolto le loro decisioni, assai ambigue, guardando solo la parte piena del bicchiere.

In grande sintesi la lettura che hanno dato è stata: la BOJ non ha abbassato ulteriormente i tassi di interesse ed ha preso una serie di provvedimenti minori, travestendoli da novità rivoluzionarie, che favoriscono un po’ le banche e che consentono un po’ di speculazione sul settore bancario.

La FED ha tolto di mezzo il pericolo di rialzo immediato dei tassi ed ha dato altri tre mesi di ossigeno alla speculazione, dato che ha confermato che la parte finale dell’anno dovrebbe essere di forte accelerazione dal lato della crescita del PIL. Inoltre, pur facendo capire in modo piuttosto esplicito che il rialzo sarà a dicembre, ha provveduto ad annunciare un rallentamento del passo ed un abbassamento dell’obiettivo finale della manovra di normalizzazione. Per il 2017 ci dovrebbero essere solo 2 rialzi e il punto di arrivo alla nuova normalità sarà inferiore al 3%, raggiungibile nel 2019.

Allora c’è spazio per tentare di riportare SP500 ai massimi, dato che comunque, nel corso della mini-correzione precedente alla riunione FED, il calo era costato solo l’inezia di un -2,5% dal massimo assoluto. L’impresa pare poi non così proibitiva, se si riuscirà a concentrarsi ancora per pochi giorni sulla parte accomodante delle decisioni delle banche centrali e si chiuderanno gli occhi sul resto.

Così sembra, al momento. Ieri tutti i mercati europei hanno preso il volo, al seguito del balzo di Wall Street dopo il comunicato FED, ed anche gli indici USA hanno aggiunto circa mezzo punto percentuale di rialzo, portandosi con SP500 a 2.177 punti, ovvero ad appena 16 punti (lo 0,7%) dal record storico segnato il giorno di Ferragosto. Va comunque segnalato che il mitico Nasdaq, l’indice tecnologico USA, è addirittura già riuscito a battere il suo record storico al termine della seduta di mercoledì e ieri ha proseguito sullo slancio.

A conferma del rilassamento degli operatori possiamo osservare i rendimenti obbligazionari sui titoli decennali governativi, che nei 10 giorni precedenti la FED si erano inerpicati (per modo di dire!) di circa 25 punti base quelli americani (da 1,50% a 1,75%) e di una ventina quelli del Bund tedesco, che erano passati addirittura in positivo (da -0,12% a +0,08%). Alla chiusura di ieri erano nuovamente a 1.61% quelli americani e a -0,08% quelli tedeschi.

Il mercato crede per ora alla botte piena (la crescita promessa dalla banche centrali) ed alla moglie ubriaca (i tassi ancora a zero per tanto tempo).

Chi mi segue da tempo sa che questa lettura non mi convince, ma sa anche che il mercato se ne frega e fa quel che gli pare. Forse però molti non sanno, perché non ne hanno avuto esperienza, che cosa succede quando il mercato si accorge che il gioco speculativo è alla fine e gli istituzionali si precipitano a vendere. Molti non lo sanno perché l’ultima volta che è capitato è nel lontano 2008 (la preistoria: era appena stato inventato il primo iPhone ed oggi siamo alla settima edizione!). Molti degli attuali appassionati di borsa allora si occupavano d’altro. I “crolli” dell’agosto 2015 e di inizio 2016 sono stati solo una modesta prova di calo. Chi ha i capelli grigi come me, e, come me, allora c’era, non riesce ad evitare di guardare anche l’altra faccia della luna, quella nascosta dietro il messaggio, apparentemente rassicurante, delle banche centrali.

Lo faremo, sperando si dare un contributo alla pienezza della verità, anche perché sui giornali e sui media mainstream, curiosamente ma non troppo, si presenta sempre e solo la parte dolce della realtà finanziaria e la parte brutale della cronaca di tutti i giorni. Mai il contrario. Ma per ora non sembra il caso di aver fretta, dato che i mercati continuano nella fase che ha tutta l’aria di essere di distribuzione e sicuramente puntano a tentare di rompere ancora una volta il massimo storico e dare un altro calcetto al barattolo.

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it