domenica, Novembre 24

Le trimestrali spingono, le banche centrali frenano

Dopo le due delusioni offerte ai mercati da BCE e FED, oggi è arrivata la terza, da parte della Banca del Giappone, che non ha varato significative misure di sostegno in aggiunta al piano di spesa pubblica annunciato mercoledì dal premier Abe. I mercati confidavano in un colpo di qualche bazooka monetario per potenziare gli effetti espansivi delle misure del governo. Ma a Kuroda non piace mai fare quel che vogliono i mercati quando loro lo vogliono e si è limitato a raddoppiare il limite annuale degli acquisti di ETF, senza toccare i tassi, né la dimensione del QE, né tantomeno parlare di helicopter money. Ha peraltro annunciato che la crescita economica prosegue “grosso modo” secondo i piani ed anche il target di inflazione viene confermato. I dati usciti negli ultimi mesi dicono tutt’altro, beato lui. Sta di fatto che per ora non ha promesso altro e lo yen ne ha approfittato per rivalutarsi subito in modo significativo sul dollaro e sull’euro, mentre l’indice Nikkei ha aumentato la sua volatilità di oscillazione, anche se poi ha chiuso in modesto rialzo.

Si va pertanto a chiudere una settimana che è stata densa di appuntamenti che, però, hanno provocato scarsi movimenti. Mentre dal lato delle trimestrali le notizie sono state prevalentemente positive, ed anche ieri i colossi tecnologici americani Alphabet e Amazon hanno allungato la serie di società che hanno battuto le stime degli analisti, le banche centrali, come appena scritto, hanno generalmente deluso. Sta deludendo molto anche il Petrolio, che, dopo aver sfondato il supporto di 44,50 $ al barile, ha inanellato finora 6 sedute consecutive con minimi discendenti e sta planando verso i 40 $.

Anche le banche europee hanno vissuto una scialba settimana, in attesa degli stress test che verranno resi pubblici stasera alle 22, anche se le banche interessate li conoscono già in via riservata da alcuni giorni. Per cui l’affanno dei vertici MPS a cercare soluzioni urgenti per un piano di salvataggio ci fa capire che sicuramente questa banca dovrebbe essere bocciata. Ma, siccome in borsa le notizie riservate lo sono solo per la massa, mentre le mani forti le sanno sempre in anticipo, in barba alle leggi sull’insider trading, severe ma inapplicate, se osserviamo le quotazioni delle banche degli ultimi giorni potremmo nutrire qualche sospetto anche a carico di due colossi tedeschi: Deutsche Bank e forse anche Commerzbank. Qualche apprensione la desta pure Unicredit, che difficilmente sarà bocciata, ma vedrà certificare un peggioramento del suo stato di salute, che forse renderà urgente l’aumento di capitale da 5-8 miliardi tanto temuto dal mercato.

Staremo a vedere. Certo, se nel week-end non si troverà una soluzione a MPS che abbia il placet della Commissione UE, lunedì i rubinetti delle vendite sulla banca senese si potrebbero riaprire. Per ora il mercato qualche speranza la nutre, riportando il titolo al di sopra dei 30 centesimi di quotazione.

Gli indici europei ieri hanno stornato dopo il raggiungimento mercoledì di livelli di resistenza importanti, coincidenti con i valori segnati prima del referendum inglese. Le borse principali d’Europa hanno perso poco. La nostra, trascinata giù da Saipem, Fiat, Azimut e quasi tutte le banche, ha collezionata una botta da -2% ed è stata nuovamente la peggiore, insieme a quella spagnola. Wall Street, con l’indice SP500 resta tranquillamente nel trading range che dura ormai da una decina di sedute, e nella seconda parte della seduta ha recuperato i piccoli segni di nervosismo mostrati nella parte iniziale, grazie alle trimestrali che rassicurano gli investitori.

Oggi in Europa si tenta di recuperare la scivolata di ieri, ma per ora i listini restano abbondantemente sotto i massimi settimanali segnati mercoledì. La palla passerà nel pomeriggio nuovamente a Wall Street, che però oggi non ha trimestrali importanti da sfruttare.

Potrebbe essere un pomeriggio in cui il richiamo della spiaggia si fa assordante.

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it