L’umore che le borse europee hanno presentato chiudendo il mese di maggio, è rimasto tale anche all’inizio di giugno. Niente di particolarmente grave, ma una mesta rassegnazione correttiva ha interessato tutta l’eurozona, che ultimamente è tornata a mostrare una sottoperformance relativa rispetto alle altre piazze azionarie. Oltre che dai guai interni, le borse europee traggono volentieri spunti ribassisti dai problemi altrui, mentre non recepiscono più di tanto le notizie positive.
Così anche ieri, mentre Wall Street si è sostanzialmente fermata ad attendere l’esito della riunione OPEC che si svolgerà oggi, nella speranza che si torni a parlare di blocco dei livelli produttivi di petrolio, l’Europa è stata trascinata nuovamente al ribasso dalla debolezza del settore bancario, facendo il bis della seduta debole con cui aveva chiuso maggio.
Hanno spiccato in negativo nuovamente i listini di Italia e Spagna, sui quali non ha certo portato entusiasmo il dato mattutino del PMI manifatturiero deludente.
Per buona parte della seduta il calo è stato anche abbastanza pronunciato, arrivando quasi a -2% sul nostro FIB, ma la sostanziale tenuta di Wall Street ed il recupero del petrolio dal minicrollo che si è visto in mattinata, hanno favorito il dimezzamento delle perdite.
Le banche hanno comunque mostrato tutte la corda, per i timori sull’aumento di capitale di Veneto Banca e sulle possibilità di intervento del Fondo Atlante. Intanto si accavallano rumor di altre necessità finanziarie da coprire per l’isoddisfacente prezzo di vendita delle 4 good bank rivenienti dal salvataggio natalizio di Renzi, che tanto ha già fatto infuriare i risparmiatori coinvolti.
Su tutto ciò si erge, come un monumento all’ipocrisia, l’auto-difesa del comportamento passato di Bankitalia, che Visco ci ha spiattellato nelle sue Relazioni finali del 31 maggio.
Tra tanta sfiducia non si vede come possa rapidamente tornare il buonumore che solo una settimana fa aveva contagiato anche questo settore.
Intanto sull’obbligazionario torna a concretizzarsi il fly to quality, cioè la preferenza per investimenti sicuri. Il bund tedesco decennale è infatti tornato sui massimi di quotazione, sfiorando la resistenza di 164,50. Il rendimento è così sceso vicino ai minimi, toccando anche 0,12%.
A disturbare la giornata odierna sarà anche il forte ribasso, superiore al -2% che ha accusato l’indice giapponese Nikkei, deluso per la sensazione di indolenza delle autorità politiche e monetarie, nonostante il rinvio dell’aumento dell’IVA per oltre due anni. La sensazione è che le cartucce a disposizione siano ormai ben poche e vani si siano dimostrati, ancora una volta, gli sforzi per risollevare il paese dalla stagnazione ormai quasi trentennale.
Solo Wall Street tiene la barra dritta e preme contro la resistenza di 2.100 con il suo indice SP500.
Basterà a raddrizzare gli scafi sbandati delle altre borse, oppure la rassegnazione altrui contagerà anche Wall Street? E’ questa la domanda a cui giugno deve dare risposta.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it