La tenuta, che si è manifestata venerdì scorso, degli importanti supporti che dovevano contenere la correzione dei mercati e mantenerla all’interno di un fisiologico ritracciamento, ha prodotto effetti di significativo miglioramento del sentiment degli operatori sul mercato americano.
Wall Street, col suo più importante indice SP500, ha così potuto respirare e riportarsi assai vicina alle resistenze cha avevano frenato il 20 aprile scorso lo slancio rialzista del mercato ed inaugurato un periodo di riflessione con venature di pessimismo protrattosi, appunto, fino a venerdì scorso.
Da allora la marcia rialzista sembra essere ripresa. Ieri in USA la giornata è stata molto buona, con un rialzo ben oltre il punto percentuale che, per la volatilità che generano solitamente i mercati americani, è un risultato di tutto rispetto. SP500 è tornato a 2.084 e si prepara a sferrare un secondo attacco all’area di resistenza compresa tra 2.000 e 2.015.
Il fatto che il rialzo sia avvenuto senza particolari motivazioni macroeconomiche o societarie testimonia appunto un cambiamento dell’umore degli investitori USA, nuovamente a caccia di rischio. Della vitalità americana si è avvantaggiata anche l’Europa, sebbene si noti nelle borse del vecchio continente una vitalità decisamente inferiore a quella americana. Gli indici europei, infatti, sebbene provino a invertire la tendenza ribassista di breve, effettuano delle sedute ancora gravate di parecchia incertezza. Infatti, sia lunedì che ieri, l’indice Eurostoxx50, che esprime in sintesi l’andamento delle blue chips dell’Eurozona, ha espresso entusiasmo nella prima parte della seduta, per coi chiudere positivamente, ma lontano dai massimi. Nonostante che dal fronte dell’eterna querelle tra UE e Grecia siano venuti buoni segnali di possibile accordo, con le prime dichiarazioni di disponibilità europea a concordare un alleggerimento del debito greco, come chiede il FMI da mesi, nonostante le resistenze tedesche.
Siccome sono notizie che in passato avrebbero fatto balzare i mercati, mentre ora non riescono a muoverli, rilevo che l’Europa continua ad essere al traino degli umori americani e non riesce a sviluppare temi forti in modo autonomo.
Ancor più incerto appare il nostro indice, gravato dai brutto momento dei bancari, che da alcuni giorni subiscono vendite piuttosto pesanti da parte di investitori terrorizzati dalla possibilità di scoprire richieste di nuovi aumenti di capitale da parte della Vigilanza BCE.
Ieri a dire il vero qualche bancario si è risollevato un pochino (intesa ed UBI soprattutto) e questo è bastato al nostro Ftse-Mib per terminare la seduta con un rialzo tra i migliori d’Europa, dopo alcuni giorni da fanalino di coda.
Ma altri sono rimasti nell’occhi del ciclone delle vendite anche ieri. Ad esempio: chi ha in progetto un aumento di capitale imminente (B. Popolare), chi lo dovrà fare tra breve (Carige), chi nei giorni scorsi ha subito voci di possibili ricapitalizzazioni necessarie e ieri ha dovuto smentire ufficialmente tali rumor, finendo di cadere nella classica trappola comunicativa della “excusatio non petita” (Unicredit, che ha anche presentato utili in calo del 20%, sebbene gli analisti temessero di peggio).
Il nostro Ftse-Mib ha provato a forzare quota 18.000, che da giorni ne frena i tentativi di rimbalzo. Sembrava anche esserci riuscito, ma lo sgonfiamento dell’entusiasmo che ha caratterizzato il pomeriggio gli ha impedito di chiudere la seduta al di sopra di questo livello, che rimane determinante anche oggi per verificare se la borsa italiana vuole rialzare la testa oppure continuare a sottoperformare tutti gli altri mercati, come sta in effetti facendo da inizio anno.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it