Dopo tanto correre una pausa è inevitabile. Questa è la considerazione che viene spontanea guardando lo svolgimento della giornata di ieri sui mercati europei.
Infatti Eurosotxx50, l’indice delle blue chips dell’Eurozona, era reduce da 5 sedute positive consecutive, mentre il nostro Ftse-Mib ne aveva inanellate in precedenza addirittura 7 di fila. Una sosta ai box dopo tanta corsa è del tutto fisiologica. Sarebbe stato, anzi, piuttosto sorprendente un ulteriore allungo immediato.
Del resto, se osserviamo meglio i grafici degli indici citati, notiamo che erano giunti a contatto con due aree di resistenza piuttosto significative. Eurostoxx50 trovava a quota 3.102 una resistenza che ha frenato tutti i tentativi di rialzo dell’indice a partire da maggio di quest’anno. L’indice europeo già lunedì ha provato a superarla, senza riuscire a mantenersi al di sopra fino a fine seduta, ed altrettanto ha provato a fare ieri. Ma anche ieri non c’è stato nulla da fare. Anche perché ad irrobustire le vendite a quel livello vi è pure la trendline che unisce i 5 massimi discendenti ed identifica la correzione avvenuta dai massimi del 13 aprile 2015.
Analogamente il nostro Ftse-Mib a quota 17.397 trovava la resistenza statica rappresentata dal massimo di agosto e la media mobile di lungo periodo a 200 sedute in discesa e passante proprio da lì. Per rompere questi livelli gli indici europei citati necessitavano, oltre che di una forte convinzione, in grado di mantenere la positività per tutta la seduta e non solo al mattino, anche del sostegno di Wall Street, chiamata a confermare i timidi segnali di vitalità forniti lunedì ed abbandonare del tutto la vicinanza del supporto di 2.120 con l’indice SP500. Invece i timori sul rialzo dei tassi, ormai quasi del tutto scontato dal mercato a dicembre, e la scarsa vena del prezzo del petrolio, tornato a scendere sotto quota 50 dollari, hanno tarpato ancora una volta le ali all’azionario americano e si sono aggiunte alle forti prese di beneficio sui bancari europei, scattate alle 11 del mattino. Il centro della scena l’ha occupato ancora una volta MPS, che non riesce ad uscire dai riflettori, nel bene e nel male. Poco prima della presentazione ufficiale della trimestrale e del piano industriale, su cui si erano esercitate le aspettative speculative delle 5 sedute precedenti, realizzando lo spettacolare raddoppio del valore di borsa, il titolo è arrivato addirittura a toccare quota 0,439 alle 10,30, per poi precipitare a mezzogiorno a 0,266 e chiudere la seduta a 0,295. Mi sarebbe piaciuto vedere la faccia di chi ha acquistato ai massimi di giornata.
A fine seduta perciò la chiusura è stata negativa sia per le borse europee che per quelle americane. Non parliamo di perdite drammatiche, anzi. Però è un fatto che al momento di dare una prova di forza che avrebbe messo tutti d’accordo sulla partenza di un corposo rally, gli indici abbiano preferito correggere. Eurostxx50 avrebbe anche inviato un primo segnale di inversione di tendenza, realizzando una figura di engulfing ribassista.
La giornata odierna, che non dovrebbe essere aiutata dal risultato della trimestrale di Apple, che ha presentato ancora una volta utili in calo, anche se leggermente meno delle previsioni, né dai mercati asiatici, colpiti anch’essi da prese di beneficio, non può permettersi di scendere tanto, per non rovinare il clima di cauto ottimismo che si è respirato la scorsa settimana in Europa. Deve anche darci qualche indicazione sulle condizioni di Wall Street, che con l’indice SP500 si trova nuovamente a una ventina di punti dal supporto di 1,120 ed ha praticamente chiuso il gap rialzista entusiasticamente segnato lunedì scorso. Se scendesse ancora negherebbe del tutto il segnale di forza di inizio settimana.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it