La complicità di dati macroeconomici positivi sia in area euro che in USA ha consentito ai mercati azionari europei di testare i massimi dell’estate ed all’indice SP500 americano di rompere al rialzo una congestione triangolare che lo ingabbiava da 8 sedute.
Sono stati gli indici PMI, che raccolgono le visioni dei manager del settore acquisti, a dare una forte impressione di fiducia nella crescita economica dell’ultima parte dell’anno. Tutti hanno fornito valori positivi e superiori alle stime degli analisti, che già si aspettavano diffusi miglioramenti.
La notizia ha galvanizzato soprattutto gli indici europei, autori di una mattinata folgorante. Il tedesco Dax è arrivato a superare quota 10.800, come nel 2016 aveva fatto soltanto il 14 agosto, mentre l’indice delle blue chips europee Eurostoxx50 superava anch’esso il suo massimo estivo del 8 settembre a quota 3.102. Il nostro Ftse-Mib ha mostrato ancora maggior baldanza, mettendo a segno il settimo rialzo consecutivo ed è arrivato anch’esso a lambire i massimi del 8 settembre a pochi punti da quota 17.400. Ancora una volta il merito va alle banche, e tra esse soprattutto a MPS, che ha messo a segno il quinto balzo consecutivo ed in 5 sedute è raddoppiata di prezzo (da 0,173 del 17.10 a 0,347 ieri).
Ora tutti se la strappano di mano, sembra persino il noto finanziare Soros, mentre solo 10 giorni fa nessuno la voleva. Rifletta chi pensa che i mercati sono sempre razionali.
Solo l’indice spagnolo IBEX ha fatto meglio del nostro Ftse-Mib, approfittando della notizia che finalmente, dopo ben 300 giorni senza governo e 2 elezioni inutili, i socialisti hanno acconsentito con la loro astensione alla formazione di un governo di minoranza di centro-destra tra il Partito Popolare di Rajoy ed il Partito Ciudadamos.
L’entusiasmo europeo ha fornito il carburante iniziale a Wall Street per aprire in gap rialzista la seduta e la settimana, fornendo quel segnale di inversione che da giorni si attende, anche se poi il seguito della seduta non ha visto la prosecuzione degli squilli di tromba. Anzi, si sono riaffacciate riflessioni che temono una crescita troppo robusta come viatico per il rialzo dei tassi da parte della FED. E questo è bastato a far retrocedere le borse europee dai massimi del mattino, impedendo la conferma del segnale di forza.
Comunque anche la chiusura di Wall Street è stata positiva e questo rassicura gli investitori per il breve periodo, così come rassicuranti sembrano essere le prime trimestrali che finora sono state presentate. Anche se il campione è ancora limitato (solo il 35% delle società di SP500 ha presentato per ora i conti) e se mancano all’appello quasi tutte le imprese industriali ed energetiche, per ora quasi l’80% delle trimestrali ha battuto le stime di utile per azione e oltre il 60% ha battuto quelle sui ricavi.
E’ presto per trarre conclusioni. Però l’impressione è che non sia così improbabile che il consuntivo, al termine della terza tornata dei conti societari, possa presentare finalmente utili in crescita, dopo ben 5 trimestri di risultati in calo.
La giornata odierna è molto importante, perché i mercati potrebbero consegnarci quel segnale di forza che ieri non hanno avuto il coraggio di dare. Sancirebbe una forte intenzione di chiudere in gloria l’anno, e magari potrebbe anche innescare un tentativo di rally di fine anno, magari approfittando della vittoria di Hillary tra due settimane e nonostante i timori elettorali italiani e il rialzo dei tassi americano.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it