giovedì, Novembre 21

Il cerchiobottismo di Draghi tranquillizza i mercati

La settimana che oggi si chiude sembra che abbia dribblato le insidie che si paravano davanti ai mercati. La prima, relativa alle elezioni americane, da possibile ostacolo all’ottimismo, si è trasformata in farsa, dopo il fallimento televisivo dell’ultimo assalto alla diligenza di Hillary da parte di un sempre più ansimante e sconclusionato Donald Trump, che se n’è poi uscito con la ridicola affermazione che “le elezioni saranno valide solo se le vincerò io”. Bella prova di rispetto dei principi democratici. Gli americano sembrano non aver gradito ed Hillary vola nei sondaggi, che la danno ormai quasi irraggiungibile. A sostenere qualche residua speranza per il molestatore seriale dai capelli arancio, rimane la costante e spesso fallace sottovalutazione da parte dei sondaggisti del voto populista, che spesso ha mascherato risultati sorprendenti. Brexit insegna.
L’altro scoglio da aggirare era l’appuntamento con Draghi e la BCE, che ieri non ha destato alcuna sorpresa sostanziale.
La BCE ha confermato tutta la politica monetaria in vigore e nel botta e risposta con i giornalisti Draghi ha praticamente ripetuto le stesse frasi dette nell’appuntamento del mese scorso, con una noiosa attenzione a dare sempre un colpo al cerchio (il QE potrebbe anche proseguire dopo la naturale scadenza di marzo 2017, se sarà necessario) ed uno alla botte (le politiche accomodanti possono durare molto, ma non in eterno). Ha spudoratamente mentito sull’animato dibattito interno al Direttorio BCE, dicendo che non si è parlato di tapering e neanche di estendere la durata del QE.
Infine ha rinviato tutto a dicembre, quando ci saranno le proiezioni economiche dell’Ufficio Studi della BCE per il 2017 e si potrà decidere con maggior cognizione di causa. Comunque ha puntualizzato che se anche si decidesse di interrompere il QE, ciò non avverrebbe in modo brusco, ma con una graduale riduzione degli acquisti nei mesi successivi.
Insomma: assolutamente nulla di nuovo sotto il sole.
I mercati si sono mossi poco. Durante la conferenza stampa hanno prevalso i realizzi di chi ha guardato alla botte (gli indici europei sono scesi in negativo), ma poi sono tornati in campo i compratori, che invece guardano al cerchio . Ed allora un corposo rimbalzo ha consentito ai mercati europei di chiudere in positivo, sebbene senza eccessivo entusiasmo e nonostante la scialba prestazione di Wall Street, che non riesce proprio ad allontanarsi in modo significativo dal burrone sottostante la quota di 1.120 dell’indice SP500, penalizzata dall’ennesimo dietrofront del petrolio dopo l’illusoria manifestazione di forza di mercoledì.
I mercati europei continuano perciò a spingere nei pressi delle resistenze, senza però riuscire ad abbatterle in modo convincente. Solo la borsa italiana, dopo lo strappo di due giorni fa, continua a macinare strada al rialzo. Il Ftse-Mib ha concluso a 17.141 ed è riuscito a chiudere il gap ribassista aperto con la scivolata del 12 settembre scorso. Ora vede nel mirino la forte resistenza di 17.400, che coincide all’incirca con la posizione attuale della media mobile di lungo periodo a 200 giorni. Merito ancora una volta dell’eccezionale performance dei bancari e, soprattutto, di MPS, che in 3 giorni è rimbalzata del 38%, raggiungendo quota 0,24 euro per azione. Un bel bottino per chi ha avuto il coraggio di acquistarla ad inizio settimana, ma una magra consolazione per i cassettisti che la posseggono da anni ed un tragica beffa per chi magari l’ha acquistata 10 anni fa, poi il 22 maggio 2007 l’ha vista arrivare al suo massimo storico di 93 euro e, quando ha cominciato a scendere, ha deciso di aspettare perché tanto tutti dicono che nel lungo periodo i mercati salgono sempre.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it