La settimana che abbiamo lasciato alle nostre spalle non è stata risolutiva, circa le sorti future dei mercati. Prosegue la lateralità dei mercati azionari, stretti in range angusti, ma con poca voglia di tentare sortite direzionali significative.
In settimana abbiamo assistito ad un brutto dato macroeconomico proveniente dalla Cina, relativo alla forte riduzione di export ed import, accompagnato da un balzo del cambio della loro moneta, che ha fatto ricordare le paure dell’agosto del 2015. La situazione si è un po’ stemperata venerdì, dato che i prezzi alla produzione cinese non hanno confermato un ritorno delle preoccupazioni, andando a salire addirittura un pochino, contro le attese di nuova contrazione da parte degli analisti. Si rimane pertanto in attesa che nuove comunicazioni statistiche ci facciano capire meglio la situazione cinese.
In Occidente il dato più importante della settimana è il rialzo dei rendimenti, che si è fatto abbastanza evidente sia in USA che in Europa. Il decennale americano è arrivato a rendere l’1,80% e prosegue un robusto rimbalzo, partito a luglio dal minimo di 1,32%. Anche il decennale tedesco ha mostrato una certa vitalità, confermandosi positivo per tutta la settimana. I valori sono ancora molto bassi (0,06%), ma se pensiamo che il rendimento del Bund per tutta l’estate è stato negativo, dobbiamo rilevare la novità.
La vitalità dei rendimenti americani trova una valida ragione nell’avvicinarsi del momento clou della FED, previsto per l’inizio di dicembre, quando Nonna Natale Yellen dovrebbe per la seconda volta portare la mercato il pacco dono del rialzo dei tassi, come fece già lo scorso anno. Il mercato comincia a scontarlo in anticipo, sia attraverso il rialzo del rendimento obbligazionario, sia dando forza al dollaro, che ha messo a segno un bel balzo di rivalutazione. Il cambio EUR/USD si è portato così nei pressi dell’area di supporto di 1,09, il minimo segnato dopo la Brexit estiva. Ora la situazione si fa interessante, poiché la prosecuzione del movimento dei tassi e del dollaro potrebbe aprire la strada ad un movimento direzionale anche per il mercato azionario, rappresentato dall’indice SP500, che si è appoggiato sul supporto di 2.120. La correlazione assai evidente tra i mercati ci fa supporre che nuova forza del dollaro potrebbe causare debolezza sull’azionario e spingerlo verso un movimento direzionale ribassista.
Ovviamente è possibile che il tutto rientri ed il movimento non nasca.
Il rialzo dei rendimenti europei in teoria è assai meno motivato di quello americano. Dopo la pioggia di smentite sulle voci che la BCE stesse studiando il tapering, cioè la manovra di rientro e di progressiva riduzione del QE, i rendimenti del Bund avrebbero dovuto flettere dopo la fiammata suscitata dalle voci. Invece il rialzo dei rendimenti è proseguito.
E’ presto per avanzare dietrologie, però il comportamento è abbastanza anomalo. Come se il mercato non credesse alle smentite dello stesso Draghi sul tapering ed alla conferma che il QE continuerà anche dopo marzo 2017, se necessario.
Il mercato vede che i titoli acquistabili per il QE sono sempre meno e teme che la Germania non accetti le proposte di togliere il vincolo degli acquisti delle banche centrali nazionali in misura proporzionale alla quota di capitale posseduto da ciascuno stato nella BCE. Se passasse questa idea la BCE potrebbe aumentare la quota di acquisti di titoli mediterranei e ridurre quella di titoli tedeschi. Ma questa politica è fortemente avversata dalla Bundesbank e dalla Germania, perché significherebbe favorire gli stati che per loro sono i più indisciplinati. Perciò il mercato teme che la frattura in seno alla BCE porti ad un nulla di fatto e ad una mancata proroga del QE. Pertanto comincia a contare un aumento del rendimento.
Del resto diventa molto difficile per la BCE portare avanti per lungo tempo una politica monetaria divergente da quella americana. E se quella americana è ormai votata al rialzo dei rendimenti, la strada per Draghi si fa molto angusta.
Questi movimenti sull’obbligazionario e sul valutario hanno solo sfiorato i mercati azionari europei, che restano in laterale, anche se sono più vicini al bordo superiore della congestione di quanto lo siano gli indici USA.
Inoltre il rimbalzino del rendimento sta rianimando un po’ il settore bancario europeo, che dall’evento trarrebbe qualche beneficio in termini di redditività. Anche in Itali abbiamo assistito ad una buona settimana per il settore bancario, trainato anche dalla speculazione sull’esito delle assemblee ch sabato hanno sancito la fusione tra BPM e B.Popolare, non a caso tra i migliori performer della settimana sul Ftse-Mib.
Resta comunque molta incertezza, che non invoglia a fidarsi dei movimenti quotidiani delle borse.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it