venerdì, Novembre 22

Ennesimo dietrofront. L’incertezza continua

A testimonianza del permanere dell’incertezza sui mercati, all’ottimismo di lunedì è immediatamente seguita una battuta d’arresto ieri. Per una volta lo scrollone ribassista è arrivato dagli indici azionari americani, solitamente meno volatili di quelli europei. Ieri hanno collezionato una seduta con un calo superiore al -1%, evento abbastanza raro negli ultimi 3 mesi, rovinando l’umore di quelli europei.

A far scattare significative prese di profitto in USA è stata una serie di eventi, che hanno un po’ sorpreso i mercati e si sono aggiunti allo sgradevole odore che emana la campagna elettorale americana. Ormai non si parla più di politica e di programmi, ma l’attenzione è monopolizzata dalle malignità che vengono diffuse dalla stampa USA su Trump e da Wikileaks sulla Clinton.

La parziale retromarcia della Russia, che ha negato di voler ridurre la produzione, confermando la disponibilità solo a bloccarla, se l’OPEC farà altrettanto, ha stoppato le velleità del petrolio, che è arretrato sotto i 51 dollari, rinviando al prossimo rumor l’attacco alla resistenza chiave di 51,67 dollari.

La stagione delle trimestrali è iniziata col piede sbagliato, con Alcoa che ha deluso le attese degli analisti e messo in guardia sui pericoli delle eccessive aspettative.

Intanto il settore tecnologico è stato negativamente condizionato dal crollo del titolo coreano Samsung, dopo la sospensione della produzione del suo tablet di punta Note 7, che si è rivelato pericoloso per l’esplosione di alcune batterie.

Una certa impressione sta destando anche il deterioramento sempre più rapido dei rapporti tra l’Occidente e la Russia, dopo l’interruzione delle relazioni diplomatiche con gli USA per colpa dei bombardamenti siriani ad Aleppo. Ieri Putin ha annullato anche il viaggio in Francia ed ha invitato la popolazione russa a prepararsi ad uno scontro con l’Occidente. Parole ambiguamente drammatiche, che evocano situazioni di guerra fredda, dopo che anche il vecchio Gorbaciov aveva dichiarato nei giorni scorsi che il pericolo di guerra nucleare non è mai stato vicino come ora.

Con questo clima è difficile essere ottimisti. Il rafforzamento del dollaro, testimoniato dallo sfondamento di 1,11 da parte del cambio EUR/USD e dall’ennesimo crollo del cambio sterlina/dollaro (sceso anche sotto 1,21), segnala una certa tendenza degli investitori a cercare la sicurezza e fuggire dal rischio. Tendenza che sull’indice SP500 ha assunto l’aspetto delle vendite. Dopo un’apertura già in gap ribassista, l’indice USA è sceso per tutta la seduta, andando a sfondare il supporto di 2.145, che dal 26 settembre aveva contenuto le vendite ben 4 volte. Anche l’indice Vix, che misura la paura ribasso sul mercato delle opzioni, si è impennato, passando da 13,38 di lunedì a 15,36 di ieri.

Ora il prossimo obiettivo per SP500 è 2.120, vera e propria linea Maginot per impedire l’aggravarsi della correzione.

Intendiamoci. Non siamo ancora al fuggi fuggi da panico. Però la situazione potrebbe deteriorarsi anche rapidamente, dato che la volatilità è schiacciata da ben tre mesi. In questi casi, che sono abbastanza rari e che rivelano un prolungato stallo tra compratori e venditori, quando l’equilibrio si rompe, nascono di solito movimenti direzionali piuttosto ampi ed incisivi.

Teniamo dunque d’occhio il livello 2.120 di SP500. Se dovesse cedere potrebbe partire un movimento di correzione piuttosto profonda. E’ bene comunque attendere la conferma dello sfondamento il giorno successivo, dato che in questi periodi di diffusa manipolazione dei mercati, arrivano spesso misteriose mani sante che falsificano segnali apparentemente inequivocabili.

Ovviamente l’Europa non può che adeguarsi al vento che arriverà da oltre oceano.

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it