giovedì, Novembre 21

Mercati strattonati da petrolio e banche

Come ipotizzato ieri, la speculazione si è scatenata sui titoli delle società petrolifere, dopo il compromesso raggiunto a sorpresa in sede OPEC per tagliare la produzione di petrolio. Al balzo dei prezzi del greggio, iniziato nella serata di mercoledì, è seguito un po’ di consolidamento ed una ulteriore gamba rialzista nella seduta di ieri, che ha portato il greggio anche a superare i 48 dollari ed avvicinare la resistenza di 48,50, che aveva arrestato il 19 agosto il forte rimbalzo estivo.

L’assalto ieri si è esteso alle società petrolifere ed energetiche, provocando un’apertura in forte gap rialzista ed una continuazione del rally per tutta la seduta. L’indice settoriale europeo è salito di oltre il 4%, una performance quotidiana che quest’anno si è vista solo a febbraio, quando il petrolio invertì la marcia dopo aver realizzato il minimo a 26 dollari, ed a fine giugno, quando tutte le borse recuperarono violentemente dopo lo spavento Brexit.

La seduta idi ieri si è perciò aperta bene, con gli indici europei in discreto gap rialzista, poiché il settore energetico ha trascinato al rialzo anche il resto dei listini. Dal primo pomeriggio però l’entusiasmo è scemato. La festa degli energetici non è stata rovinata, ma le vendite hanno cominciato a scaricarsi sul resto dei listini, con il settore bancario tornato in negativo e poca voglia di confermarsi in rialzo per gli altri settori. La revisione del PIL USA del secondo trimestre alle 14,30 non è piaciuta. Infatti il tasso di crescita annualizzato è stato portato a +1,4%, dal +1,1% della prima stima advanced. Il dato pare confermare che il rallentamento è meno significativo del temuto. Ma, se questa è una buona notizia per l’economia reale, non lo è per i mercati, assetati di liquidità gratis, poiché aumenta le probabilità di rialzo dei tassi USA a dicembre.

Ed allora le vendite si sono intensificate, soprattutto in Germania, dove è comparso il segno negativo a fine seduta, mentre le altre piazze europee hanno ridimensionato i guadagni. A borse europee chiuse è poi trapelata, tramite l’agenzia Bloomberg, la notizia che una decina di fondi hedge stanno drasticamente riducendo le posizioni sul titolo Deutsche Bank, per il timore che i suoi guai portino ad una implosione del titolo. A spaventare non è solo la multa da 14 miliardi di euro (oltre ¾ della sua attuale capitalizzazione di borsa) affibbiata dalle autorità di controllo USA per le irregolarità commesse sui titoli tossici all’epoca della grande crisi finanziaria del 2008, ma anche la mole di derivati, in gran parte neanche valutabili poiché non hanno un mercato che ne faccia il prezzo, che sono stati stimati dalla BRI di entità superiore ai 50.000 miliardi di dollari, pari a quasi 15 volte il PIL tedesco e oltre 2500 volte la capitalizzazione di borsa della banca. E’ questa situazione che già a giugno fece definire, dal FMI, il colosso tedesco come il peggior rischio sistemico esistente al mondo. E’ evidente che se i fondi hedge cominciano a scappare per la banca si fa dura. Infatti la quotazione americana del titolo ha subito un violento sell off di oltre il -6%, tornando sui minimi della scorsa settimana, poco sopra i 10 euro. Per la giornata odierna si attende un’apertura in forte gap ribassista sulla borsa tedesca e probabilmente l’estensione del contagio all’intero settore bancario europeo. E, se le banche vanno male, vanno male i listini interi. Per cui prepariamoci a rivedere pesanti segni negativi.

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it