La cautela torna in primo piano a Wall Street, all’inizio di una settimana che si preannuncia campale. Infatti abbiamo una serie di appuntamenti con market mover piuttosto significativi. Innanzitutto le molte trimestrali previste, tra cui proprio oggi spicca quella che riguarderà Apple e ci fornirà qualche informazione sulla tenuta della sua leadership in campo tecnologico. Ricordo che gli analisti sono piuttosto preoccupati dopo che la scorsa trimestrale il colosso di Cupertino aveva clamorosamente mancato le attese in termini di utili e di ricavi, presentando forti cali dopo anni di incessante crescita. Le stime medie prevedono perciò un significativo ed ulteriore calo degli utili per azione, che dovrebbero passare da $ 1,85 di un anno fa a 1,39. Personalmente mi pare una stima forse troppo pessimistica e non mi stupirei che venisse battuta dai dati reali.
Il secondo evento importante sarà domani e riguarderà il FOMC della Federal Reserve, che tutti si aspettano piuttosto indulgente con i mercati. Solo 5 analisti su 100 prevedono un ritocco dei tassi nella imminente riunione e solo il 50% si aspetta un rialzo nella seconda parte dell’anno.
Qui noto un certo eccesso di confidenza, che si basa esclusivamente sulla Brexit. Si ritiene che Yellen e soci preferiscano il nulla di fatto per paura che la Brexit causi un rallentamento economico globale.
In realtà finora nulla di tutto ciò che temono gli esperti è avvenuto, specialmente sull’economia USA, che sembra in fase di accelerazione estiva, come le succede da alcuni anni, tanto che i mercati azionari hanno tranquillamente e ripetutamente battuto nelle ultime settimane il massimo storico sia sull’indice SP500 che sul datato Dow Jones (ma non sul Nasdaq).
Pertanto non ci sarebbe nulla di male se i falchi tornassero a prendere il sopravvento, almeno a parole se non ancora con i fatti. Un comunicato severo, che magari ipotizzi rialzi per la prossima riunione, non sarebbe così illogico. Però costituirebbe una sorpresa negativa per i mercati, che mi paiono eccessivamente sicuri della indulgenza della FED, e potrebbe innescare una significativa correzione.
Dopo la FED tocca alla BOJ, venerdì. La Banca centrale giapponese tiene la sua riunione da cui l’80% degli analisti attende notizie positive per i mercati, cioè nuove misure di allentamento monetario, da tempo promesse, ma sempre rinviate. Da giorni in Giappone si discute sull’Helicopter money, cioè su distribuzione di denaro direttamente alle famiglie, che però appare di difficile realizzazione per motivi giuridici. Ma, se non la distribuzione di denaro, almeno qualche altro provvedimento forte è dato per quasi certo. Siccome però Kuroda ama stupire e raramente fa quel che ci si aspetta, non escludo che riservi ai mercati l’ennesimo scherzetto e lasci tutto invariato, per poi magari attuare qualche provvedimento la settimana successiva. Non sarebbe la prima volta. Questo scenario provocherebbe però nell’immediato una caduta significativa dell’indice Nikkei per la delusione ricevuta.
A chiudere una settimana campale avremo poi, sempre venerdì, i famigerati stress test dell’EBA sulle 53 principali banche europee. Qui le solite gole profonde stanno accreditando l’ipotesi che solo MPS tra le banche italiane venga bocciata. Oltretutto la bocciatura non comporterà l’immediata richiesta di ricapitalizzazione. Ma i mercati sono piuttosto guardinghi e stanno vendendo anche le altre. Del resto la trattativa tra governo italiano e Commissione UE sembra in stallo e vedrà una accelerazione solo dopo gli stress test. Finora solo l’ipotesi di ricorrere al Bail-in è stata seccamente smentita dal ministro Padoan. Date le difficoltà a far digerire ai commissari UE l’eccessivo rischio sistemico, che consentirebbe l’uso di denaro pubblico, il mercato teme che venga adottato il solito schema spalma-perdite, già seguito in passato, cioè la creazione di uno o più altri Fondi Atlante con la partecipazione significativa delle banche maggiori e più solide, che verrebbero così zavorrate di perdite altrui. Una triste vicenda, già sperimentata con la difficile vendita delle 4 Boschi Bank toscane, che nessuno vuole, e che sta generando perdite di oltre 1 miliardo a carico del fondo di Risoluzione, partecipato in gran parte da Intesa ed Unicredit.
Ecco perché ieri le banche italiane sono andate nuovamente sotto pressione ed il nostro Ftse-Mib è sceso di conseguenza.
La panoramica degli eventi che attendiamo ha messo in mostra parecchie questioni che potrebbero avere esiti anche imprevisti. I mercati azionari globali si sono presentati all’apertura della settimana molto fiduciosi che tutto vada per il meglio. Ieri hanno però dovuto prendere atto che l’euforia acritica era un po’ troppa, così come la strada fatta dall’indice USA SP500, che nelle ultime 4 settimane è salito del 9,2% dai minimi con scarsissime incertezze. Aggiungiamo anche il fatto che il petrolio ha proseguito la sua correzione, accelerando al ribasso sotto quota 44 dollari al barile e
raggiungendo anche il supporto di 43. A spingere giù i prezzi dell’oro nero ha contribuito il timido rafforzamento del dollaro e soprattutto l’evidenza che le scorte ricominciano a salire, dato che in Nord America si stanno riaprendo pozzi di shale oil ad un ritmo abbastanza sostenuto. Dal minimo di 404 pozzi attivi, raggiunto a fine maggio, l’ultima rilevazione settimanale di venerdì scorso, fatta da Baker Hughes, ha evidenziato 462 pozzi attivi, segno di una certa vitalità dell’offerta americana, pronta a risorgere quando i prezzi raggiungono livelli nuovamente interessanti, intorno ai 50 dollari.
Tutte queste considerazioni debbono aver convinto qualche investitore che il gioco non vale la candela, dato che nei livelli raggiunti dagli indici forse c’è già più di quel che in settimana potrà oggettivamente arrivare. Hanno perciò prevalso le vendite precauzionali, solo in parte rintuzzate nella parte finale della seduta americana. L’incertezza dei compratori USA ha contagiato le borse europee che hanno chiuso intorno alla parità una seduta che in mattinata faceva segnare sul Dax tedesco guadagni superiori al punto percentuale. Il nostro Ftse-Mib è stato nuovamente il peggiore d’Europa (dopo quello di Atene), appesantito dai cali delle banche a -0,52%. In USA la situazione è leggermente migliorata nel finale, ma anche lì il segno meno ha prevalso. Per SP500 il livello di 2.175, raggiunto la scorsa settimana per ben due volte (mercoledì e venerdì) è rimasto inviolato ed ora si presenta come un potenziale doppio massimo in grado di stimolare una correzione, se le notizie che arriveranno oggi e nei prossimi giorni non saranno all’altezza delle rosee aspettative.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it