martedì, Dicembre 3

Oggi comanda Draghi

La brutale repressione di Erdogan, che ogni giorno arresta o allontana dai ruoli pubblici migliaia di turchi, conferma che il vero colpo di stato lo ha compiuto lui. Se non ci sono le prove che il golpe fallito sia stato finto, ci sono quelle che certamente lui era a conoscenza del tentativo prima che avvenisse e si è potuto adeguatamente preparare a sventarlo. Poi, come nel calcio si fa gol in contropiede, il pretesto del golpe fallito gli ha consentito di effettuare in pochi giorni arresti ed epurazioni di massa, trasformando una democrazia in una feroce dittatura sempre più carica di radicalismo religioso. Ieri è stato raggiunto il culmine, con la proclamazione dello stato di emergenza per 3 mesi, che gli consentirà di fare leggi con semplice decreto presidenziale e scavalcando il Parlamento. Manca ancora l’introduzione della pena di morte e le esecuzioni pubbliche, ma credo che non dovremo aspettare molto a vederle.
Questo è diventato il paese da cui dipende in larga misura l’esito della guerra all’ISIS in Siria ed il controllo dei flussi dei profughi verso l’Europa. L’Europa ed anche gli USA fingono di non vedere, perché incapaci di una anche minima reazione, e si limitano agli appelli per il mantenimento della democrazia, come se di fronte ad un esagitato che spacca tutto quel che ha davanti si reagisse invitandolo a non dire parolacce.
I mercati poi, almeno quelli che non sono gravati dal fardello del settore bancario in crisi, stanno addirittura inanellando record su record. SP500, che non riesce più a correggere, ha portato il record storico a quota 2.175, con una seduta passata tutta in positivo, grazie alla sorprendentemente buona serie di trimestrali che hanno battuto le attese degli analisti (ieri Morgan Stanley).
In Europa si è risvegliato l’indice tedesco Dax (+1,61%), che ha interrotto la mini correzione e ripreso la marcia verso i valori pre-Brexit, imitato dall’indice globale Eurostoxx50 (+1,27%) e, anche se con minore verve, anche dal nostro Ftse-Mib (+0,54%), che continua ad essere appesantito dai dubbi sul settore bancario.
Oggi è il Draghi day, tanto (forse troppo) atteso dai mercati, che hanno già scontato importanti regali da parte del loro buon amico banchiere centrale. Il quale, evocando un mese fa chissà quali devastazioni sulla crescita e sulla stabilità dei mercati in caso di Brexit, ha dimostrato di non capirci molto più di un qualunque piccolo risparmiatore sprovveduto, dato che nulla di quel che ha previsto si è realizzato. Certo, l’enorme vantaggio di non dover fare i conti con le tempistiche, gli consentirà di prendersi i meriti della previsione azzeccata anche se dovesse capitare qualche problema tra due anni. Ma intanto, per ora, non sembra proprio che ci abbia visto giusto. Però ai mercati non importa nulla di quanto siano azzeccate le previsioni di Draghi. Importa molto che il suo pessimismo lo convinca ad allentare ulteriormente, per quel poco che è ancora possibile, la politica monetaria, varando nuovi stimoli. Siccome è stato perentorio nel prometterli, ora il mercato li pretende, avendoli perlopiù già scontati con il rally delle ultime 3 settimane.
Oggi Draghi, alle 14,30, si presenterà davanti ai microfoni con la consapevolezza che se non farà seguire qualche fatto alle promesse, rischierà di provocare un tonfo da parte dei mercati delusi.
Siccome credo che non sia pronto a varare nuove misure significative, anche perché la Germania si oppone, credo che userà le sue celebri doti di affabulatore per spacciare per sostanzioso qualche piccolo intervento di maquillage, e soprattutto riproporrà le promesse di interventi futuri, drastici e risolutivi, se necessario, sperando che ai mercati basti per sfangarla anche stavolta.
Se ci riuscirà dovremmo vedere l’euro indebolirsi un po’, le borse continuare a salire fino a compimento del recupero di tutte le perdite post-Brexit, e magari SP500 arrivare addirittura intorno a quota 2.200, che vedo come massimo obiettivo raggiungibile prima di una corposa correzione estiva. L’attenzione si volgerà subito alla FED, che si riunisce la settimana prossima, per scontare regali anche da Yellen & c.
Se i mercati invece sentiranno puzza di bluff, allora potrebbe partire fin da subito una correzione significativa, che per i peggiori indici europei, come il nostro, potrebbe anche rimettere nel mirino i minimi di giugno.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it