Le prese di beneficio, che mi aspettavo arrivassero sugli indici europei prima del referendum inglese, dopo la sgroppata rialzista di 3 sedute, si sono viste solo nella mattinata di ieri e sono state completamente riassorbite nel pomeriggio, con chiusure positive, anche se non brillantissime, per la quarta seduta consecutiva. Paradossalmente le prese di profitto si sono viste di più dove minori sono stati i profitti generati dal rimbalzo anti-Brexit, cioè sugli indici americani, anche ieri scarsamente volatili, ma tendenti alla prevalenza delle vendite.
Nel positivo contesto europeo ha fatto eccezione la nostra Piazzaffari, colpita questa volta più dallo storno di alcuni titoli energetici che dalle prese di profitto sui bancari. Ha avuto una brusca frenata finale e chiuso col segno meno, unica tra i principali indici europei, interrompendo cosi il suo “magic moment”.
La sostanza appare comunque quella di mercati ancora molto confidenti nella vittoria del “Remain” e pronti a festeggiare con l’ultimo fuoco artificiale rialzista che dovrebbe durare poco, poiché gli effetti pirotecnici si stanno già svolgendo da 4 giorni. Ovviamente il forte sbilanciamento a favore dell’ipotesi che ritengono favorevole, li espone a cocenti delusioni se, per una volta, toppassero le loro previsioni e dalle urne uscisse la vittoria del fronte “Leave”. In questo caso la scivolata sarebbe molto pronunciata e durerebbe anche nella prossima settimana, causando la probabile rottura dei minimi raggiunti a metà mese e trasformando in pesante candela nera il movimento di giugno. L’evento Brexit, che per almeno due anni non avrà alcuna conseguenza sull’economia reale inglese ed europea, è stato infatti caricato dall’establishment istituzionale mondiale di implicazioni fantasiose per impaurire gli elettori inglesi e spingerli a votare Remain e dalle mani forti che operano sui mercati finanziari, per creare volatilità che dia opportunità speculative, sempre più rare nell’era dei rendimenti azzerati imposta dalle banche centrali globali.
Sono reazioni che le borse europee avranno solo domani, poiché le urne si chiudono alle 22 ora di Londra (le 23 ora italiana). Lo spoglio inizierà subito, ma i dati ufficiali saranno disponibili all’alba di domani. Le borse USA potrebbero anticipare l’esito nelle fasi finali della loro seduta odierna. Infatti alcuni importanti fondi hedge hanno commissionato exit poll privati che potrebbero consentire di avere un’idea dell’esito anche un po’ prima della chiusura delle urne. Anche l’affluenza alle urne potrebbe dare qualche indicazione: un’affluenza elevata darebbe maggiori chance di successo al fronte Remain
Ovviamente nessun exit poll può essere reso pubblico ad urne aperte.
Pertanto oggi possiamo essere sicuri di una sola cosa: domani avremo un’esplosione di volatilità all’apertura dei mercati europei e certamente vedremo un significativo gap, qualunque sia l’esito del Referendum.
Su tutto il resto si possono solo fare ipotesi. Il movimento che seguirà dovrebbe esaurirsi più in fretta se sarà rialzista, mentre dovrebbe proseguire più a lungo se sarà ribassista.
Di più un’analisi seria non può sbilanciarsi.
Coraggio. Ancora qualche giorno di pazzia emotiva e poi potremo voltare pagina ed occuparci di cose più sostanziali, come le prospettive di crescita mondiale e l’evoluzione degli utili delle imprese, che dovrebbero essere le vere cause dei movimenti dei mercati azionari, in tempi normali.
Già, ma la normalità esiste ancora?
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it