Quando in montagna si compiono arrampicate impegnative, il consiglio che danno gli esperti è quello di non guardare in basso, per evitare le vertigini, ma continuare a tenere lo sguardo ben fisso in alto, verso la meta.
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La sensazione è che ieri, a pochi punti dal picco dei massimi raggiunto il 20 maggio 2015, poco più di un anno fa, e dopo tre sedute positive consecutive, l’indice abbia guardato sotto e sia stato colto da un po’ di vertigine. La stessa cosa è capitata al mercato delle materie prime ed in particolare a quello dove si contratta il greggio che aveva addirittura superato nella notte precedente il picco di quota 51 dollari (massimo del 9 ottobre 2015, da cui partì l’ultimo forte impulso ribassista che lo trascinò giù fino ai 26 dollari del 11 febbraio scorso).
Pertanto ieri è stata giornata correttiva anche per i mercati più forti del momento (azionario USA e petrolio) che si sono uniti all’incertezza che pervade da tempo gli altri mercati. L’indice SP500 ha lasciato pochi punti sul terreno, recuperando nella seconda parte della seduta quasi tutte le perdite iniziali, mentre il greggio è retrocesso fino a 50 dollari circa.
L’improvviso ritorno di una certa cautela da parte degli investitori si è incanalata nella ricerca di investimenti rifugio: il rendimento dei Treasury USA decennali è tornato a testare il livello 1,68%, che già 3 volte dopo febbraio ha contenuto le vampate di paura degli investitori. Questa volta però la cosa strana è che il rendimento scende con il mercato azionario ai massimi, che non è una cosa normale.
Così come è piuttosto straordinario vedere il Bund tedesco raggiungere il rendimento lordo di 0,023%, mai visto prima, e proseguire nella sua marcia imperterrita verso l’azzeramento.
La caccia agli investimenti rifugio non poteva certo ignorare il biglietto verde, tradizionale attracco nei momenti di paura, che si è riproposto con un recupero progressivo, ritornando a 1,13 contro Euro, con l’intenzione di passare al di sotto nella giornata odierna.
A giustificare questa improvvisa avversione al rischio non si possono chiamare in causa motivazioni macroeconomiche, poiché ieri non si sono visti dati di rilievo, né sorprese negative. Oltretutto la Cina ed Hong Kong erano chiuse, come lo sono state anche oggi a causa di lungo ponte festivo.
Resta solo l’approssimarsi del duello referendario inglese ad essere chiamato in causa. I sondaggi continuano a dare il testa a testa molto incerto e questo spinge qualcuno a prendere profitto ed orientare altrove, al sicuro, i propri investimenti più rischiosi. Va notato comunque che comincia a salire in modo rilevante il numero degli iscritti al voto e questo dovrebbe favorire la fazione che vuole rimanere, dato che diminuisce il numero degli indecisi. In questi casi l’esperienza insegna che nei referendum di rottura chi vuol cambiare ha le idee chiare fin da subito. Chi se le chiarisce negli ultimi giorni utili in maggioranza sceglie lo status quo, in base al classico detto “chi lascia la via vecchia per la nuova, sa cosa lascia, ma non sa cosa trova”. Aggiungiamo poi il terrorismo mediatico che l’establishment sta facendo, evocando disastri per tutti in caso di Brexit. Tutto ciò favorisce un aumento di volatilità prima del voto, ma probabilmente un esito finale favorevole allo status quo.
In questo contesto di prudenza l’Europa azionaria, che era scesa nei giorni scorsi, nonostante la buona cera di Wall Street, ieri ha ovviamente continuato a scendere. Eurostoxx50 in due giorni ha bruciato quel che aveva recuperato nei precedenti e si ritrova sui minimi della scorsa settimana, che oggi potrebbe magari anche infrangere. Si trova a poco più di un punto percentuale dalla trendline rialzista che lo ha sostenuto a febbraio, aprile e più volte in maggio. Oggi questa linea passa dalle parti di 2.840. Pensare che oggi stesso possa testarla di nuovo non sarebbe affatto un’eresia. La questione non è di poco conto, poiché il triangolo in cui l’indice è inserito, di cui la trendline in questione rappresenta il lato inferiore, ha una valenza di oltre 500 punti. Lo sfondamento ribassista proietterebbe l’indice europeo verso l’area 2.300. E per far ciò verrebbe completato anche un testa e spalle ribassista di dimensioni impressionanti, di cui non oso nemmeno calcolare la proiezione ribassista.
E’ meglio non pensarci, ma dedicare il weekend a sperare che la trendline regga.
Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it