venerdì, Settembre 20

Voglia di rialzo, ma la resistenza resiste

I mercati ieri hanno trascorso tutta la seduta europea vivacchiando senza troppo muoversi, bloccati L’inatteso colpo di freno alle prospettive di rialzo dei tassi americani ha rianimato come d’incanto le Borse europee. Il tonificante colpo di frusta speculativo, rappresentato dalla prospettiva di alcuni mesi con i tassi fermi, ha provocato un corposo rimbalzo, alimentato dal recupero dei titoli e dei settori che la scorsa settimana avevano sofferto di più.

Il ritorno in fase risk on delle borse ha giovato soprattutto al settore bancario ed a quello energetico, con il primo che questa volta ha vissuto la volatilità in senso rialzista. L’indice italiano Ftse-Mib questa volta è stato il migliore, con un rotondo +2%, brillando proprio grazie alle performance esagerate delle banche popolari, galvanizzate dal buon inizio dell’aumento di capitale di Banco Popolare e dai rumor sull’aumento di Veneto Banca, che partirà oggi. Si susseguono voci di adesione da parte dei vecchi soci, non ancora sedati dall’aver bruciato già tutto l’investimento fatto in precedenza, che potrebbe consentire il raggiungimento del quantitativo minimo di flottante (25%) previsto per l’ammissione del titolo al listino ufficiale. Se così fosse il Fondo Atlante risparmierebbe parte delle sue risorse per acquisire l’inoptato e la vicenda Veneto Banca finirebbe un po’ meglio di come è terminato poche settimane fa il penoso caso della Popolare Vicenza, spolpata e neppure quotata.

Anche Eurostoxx50 ha messo a segno un buon rimbalzo ed è tornato a testare la prima resistenza appena sopra i 3.050 punti. L’indice USA SP500, alle prese già da ieri con l’importante resistenza di area 2.100-2.115, è partito con buona volontà di sfondare, e ad un certo punto, poco dopo la chiusura delle borse europee, sembrava esserci riuscito. Ma nel finale sono tornati ripensamenti ed il dietro-front delle ultime ore ha perso per strada tutti i punti raggranellati prima, per chiudere la seduta appena sopra la parità.

Del resto che non sia così facile salire ulteriormente, oltre i livelli raggiunti recentemente, così vicini per SP500 ai massimi assoluti del 2015, è più che logico.

Stanno arrivando dall’economia reale USA alcuni dati che rimettono in discussione la convinzione della FED che tutto si stia normalizzando. Se il lato positivo della medaglia dice che i tassi rimarranno pertanto fermi per qualche mese ancora, il suo rovescio è che la crescita USA non riesce a riprendere quota e sta confermando livelli striminziti anche nel secondo trimestre, con le ovvie conseguenze sugli utili aziendali che verranno comunicati tra un mese. Si susseguono del resto anche le revisioni al ribasso delle stime sulla crescita globale effettuate dalle principali istituzioni. Ieri è stata la volta della Banca Mondiale, che ha tagliato di mezzo punto rispetto all’ultima stima la previsione della crescita mondiale per quest’anno, riducendola al 2,4% (USA 1,9%, Area Euro 1,6%).

Mercati azionari che rompono i massimi quando l’economia rallenta ed i profitti delle imprese USA scendono da un anno, non è indice di salute mentale da parte degli investitori, ma piuttosto di ubriacatura speculativa.

E’ bene quindi non dare per scontato che basti il solo passo indietro della FED a fornire la spinta necessaria.

Il primo tentativo di sfondamento è stato rintuzzato ed oggi l’apertura europea dovrebbe prenderne atto, andando a correggere l’eccesso di ottimismo espresso ieri.

Poi si vedrà. Certo che se la FED parlasse meno e fosse un po’ più lineare nelle decisioni, eviteremmo i saliscendi senza senso che negli ultimi mesi hanno abbondato.

Ma forse anche questa loquacità erratica è segno di confusione. Una banca centrale che rincorre l’ultimo dato per mutare prospettiva non è proprio rassicurante.

 

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it