venerdì, Settembre 20

Chi ha cambiato le lenti del mercato?

Il rally dei mercati, che si è sviluppato impetuoso questa settimana, si è preso ieri una pausa che ha consentito di effettuare una certa rotazione settoriale e scaricare un po’ di eccessi di brevissimo periodo.

Non si sono visti, a livello dei principali indici, clamorosi cambiamenti di idea, ma solo pause concentrate specialmente nella parte iniziale della seduta. Il pomeriggio ha visto gli indici europei riprendere quota per chiudere tutti in modesto rialzo e confermare il buon tono di fondo che li caratterizza. Wall Street ha passato la giornata in laterale, con l’indice SP500 che ha oscillato tutta la seduta in soli 7 punti all’interno dell’escursione della candela del giorno precedente. Una tipica “inside bar” che testimonia pausa di riflessione, ma per ora nessun cambio di direzione.

La serenità dei mercati, che sembra ritrovata d’incanto, dopo settimane d’incertezza, non pare effettivamente molto motivata, a meno che si consideri un colossale abbaglio il timore di rialzo dei tassi da parte della FED. E’ stata in gran parte favorita dalle ricoperture dei ribassisti, che erano piuttosto esposti, quando la scorsa settimana il mercato azionario USA ha teso una “bear trap”. Siccome l’indice SP500 a partire da fine marzo aveva creato un modello ribassista (testa e spalle) di inversione di breve periodo, completato con la presa d’atto che il rialzo dei tassi in USA è tornato imminente, molti operatori avevano diminuito l’esposizione tattica rialzista, mentre parecchi trader avevano aperto posizioni ribassiste. Il mercato è arrivato giovedì scorso proprio a completare il modello e sembrava in procinto di fornire un forte segnale ribassista di breve periodo.

Ma proprio quando la frittata sembrava fatta, nella seconda parte di quella seduta, ecco l’intervento di “mani sante”, che hanno ripreso in mano le redini della situazione con acquisti di salvataggio. La giornata si chiuse negando il segnale ed aprendo le porte a quel voltafaccia rialzista che da quel momento si è esteso per alcuni giorni e dura tuttora. Non è la prima volta che cose del genere succedono. Anzi, ultimamente sembrano succedere più spesso che in passato. In questi casi chi ha anticipato i funesti presagi che la scorsa settimana il mercato ha inviato, si è trovato improvvisamente dalla parte sbagliata ed ha dovuto immediatamente ricoprirsi, andando ad aggiungere i suoi acquisti a quelli delle mani sante e di quelli che erano in attesa e nei giorni seguenti hanno colto nella negazione del segnale ribassista un cambiamento di sentiment del mercato.

A rimanere spiazzati sono stati anche i commentatori, che avevano la scorsa settimana buon gioco a motivare la negatività con la sorpresa del possibile rialzo dei tassi USA già a giugno. Ma il comportamento dei mercati questa settimana ha dimostrato che la paura per il rialzo dei tassi è stata più che compensata dal mutamento di sentiment e dalla constatazione che gli ultimi dati macroeconomici sembrano indicare effettivamente una nuova accelerazione della crescita americana. Insomma: il mercato dà l’impressione di aver nuovamente cambiato gli occhiali con cui interpreta il futuro. Dalla regola “l’economia va meglio però la FED alzerà i tassi” si passa alla constatazione che ”la Fed alzerà i tassi, però l’economia va meglio”. L’accento viene nuovamente posto sulla faccia positiva della medaglia.

Non dimentichiamo, comunque, che le oscillazioni che vediamo sono relative a movimenti comunque di breve periodo, e che il sentiment può mutare nel giro di poche ore.

Ci sono ancora parecchie giornate di borsa prima che la FED dia il suo responso sui tassi. Il mercato può cambiare le lenti ancora anche più di una volta.

Quel che mi sembra invece un tratto abbastanza evidente, come ho accennato prima, è l’aumento delle trappole che vengono tese dalle mani forti per spennare i piccoli trader. Se è vero che i grandi operatori istituzionali (banche e fondi), in questa ormai lunga era di rendimenti a zero, non possono più far affidamento sul rendimento sicuro obbligazionario, bisogna che cerchino di fare il bilancio in altri modi. Uno è quello di aumentare le commissioni e le spese a carico dei risparmiatori, spesso in modo occulto. L’altro è quello di creare movimenti artificiosi sui listini e disseminarli di trappole, per spennare i piccoli operatori. E’ un’operazione difficile e rischiosa quando la visibilità del futuro è chiara, ed il movimento del mercato si sviluppa con grandi volumi di contrattazione, che lo rendono difficilmente manipolabile. Ma per la loro potenza di fuoco è un gioco da ragazzi creare cambiamenti repentini di direzione quando il mercato è incerto sul futuro e sottile nei volumi di contrattazione. In questi casi è più facile per loro far cambiare gli occhiali ai mercati, magari solo per pochi giorni. Quel che è sufficiente per loro ad arrotondare le performance ed ai piccoli trader a ridurle.

Dal punto di vista grafico l’indice SP500, come al solito il driver di tutto il mercato azionario mondiale, comincia ad essere vicino alle resistenze, dopo essersi allontanato dai supporti. L’ostacolo da superare è l’area 2.100 – 2.110. Si tratta di una importante resistenza, che lo ha già fermato a fine aprile.

Certo, se la settimana si chiudesse oltre questa resistenza, avremmo un segnale di forza da non sottovalutare, in grado forse di dare al mercato quella convinzione necessaria per superare i massimi assoluti. Ma, avendo imparato la lezione, non dobbiamo escludere che le mani forti oggi o la prossima settimana passino all’incasso e realizzino magari una nuova trappola, questa volta per i tori.

Pertanto, calma e gesso.

Pierluigi Gerbino www.borsaprof.it