giovedì, Settembre 19

Gold 2.0 – Newsletter operativa sui mercati azionari

Non è propriamente facile stare sui mercati in questi giorni. Gli indici USA oscillano vicino ai massimi dell’anno, ma non riescono a trovare lo slancio per compiere il salto di qualità. Gli indici europei invece oscillano assai lontani dai massimi del 2016 e non riescono a trovare la motivazione necessaria per rimbalzare in modo convincente, ma nemmeno quel pessimismo necessario per tornare verso i minimi di febbraio. In queste condizioni si cerca di far trascorrere il tempo vivendo alla giornata, in attesa che la situazione si chiarisca e fornisca direzionalità al mercato. 

L’unico indice che purtroppo sembra avere chiarezza direzionale è proprio il nostro povero Ftse-Mib, rudemente trascinato al ribasso dalla debacle del settore bancario. 

In questi giorni vengono pubblicate le trimestrali degli istituti quotati. Ebbene, non ce n’è uno che abbia aumentato gli utili, mentre non manca chi, come B. Popolare, è passato addirittura dall’utile alla perdita. 

Aggiungiamo poi il circolo vizioso degli aumenti di capitale, con il carico di sfiducia che si trascina dietro: a giorni proprio B. Popolare, entro l’estate Veneto Banca (un possibile nuovo flop paragonabile a quello della Popolare Vicenza) e poi Carige. Sempre che nel frattempo altri istituti non vengano chiamati a rafforzare il patrimonio da un diktat della Vigilanza BCE. Intanto i dati Bankitalia ci hanno mostrato che le sofferenze lorde delle banche italiche nel loro complesso continuano a salire. Il fondo Atlante, che tante illusioni taumaturgiche aveva creato, pare ora appena in grado di poter garantire gli aumenti di capitale già decisi, ma non certo di dare un contributo significativo all’assorbimento delle sofferenze. 

Insomma, si è sviluppata una spirale negativa difficile da sciogliere, anche perché il governo non può intervenire direttamente, poiché gli aiuti di stato alle banche ora sono vietati dalle norme sull’Unione bancaria europea. 

Non resta che sperare che a furia di vedere scendere il valore dei titoli bancari qualche cacciatore di monnezza cominci a comprare in cerca di saldi. Ma, da che mondo è mondo, questi acquisti speculativi basati sul detto “è già sceso troppo”, servono soltanto a produrre i classici “rimbalzi del gatto morto”, non a invertire al rialzo i trend ribassisti. 

Alcuni titoli importanti (su tutti Intesa ed Unicredit), comunque sono arrivati nei pressi di supporti molto evidenti e da ultima spiaggia. E’ il classico bivio tra il rimbalzo e l’ulteriore accelerazione ribassista. 

L’indice Ftse-Mib, per colpa dei bancari, ha così inanellato una serie di sedute negative impressionante: ben 8 candele nere nelle ultime 9 sedute, con l’unica giornata positiva vissuta martedì scorso. Ieri ad un certo punto aveva sfondato anche il supporto di 17.600, poi recuperato in chiusura di giornata e per il rotto della cuffia grazie all’effimera tenuta degli indici americani. 

I quali poi, a mercati europei chiusi, hanno preso la via del ribasso annullando quasi tutto il bel rimbalzo del giorno precedente. 

Del resto le trimestrali (ieri è stata quella del colosso dei centri commerciali Macy’s a deludere, evidenziando la fuga dei consumatori americani) continuano a lanciare foschi presagi di rallentamento e la FED è evidentemente ostaggio della sua incapacità di prevedere il futuro dell’economia americana. Su tutto ciò, poi, aleggia lo spettro di Trump, che continua a raccogliere consensi populisti e nei sondaggi cresce, mentre Hillary sta faticando a prevalere nelle primarie democratiche sull’onesto socialista Bernie Sanders.

Pierluigi Gerbino